Wild Wolf

Posts written by Charizard Inflamed

view post Posted: 29/12/2009, 16:28 IL VOCAMBOLARIO ASTRUSO. ù_ù - Flood & Scemenze
CITAZIONE
Prohotshop= Photoshop

questa è stupenda XDDDDDDDDDDDD
view post Posted: 25/8/2009, 18:52 Uno strano sogno che avete fatto di recente - La nostra vita da umani
preparatevi a passare dei guai XD

Quel giorno ricevemmo per posta degli strani biglietti, pareva che ci avessero voluto invitare all’inaugurazione di una struttura molto particolare, sul biglietto era raffigurata l’immagine di una parte di questa struttura ma non si riusciva a capire bene cosa fosse, dalle indicazioni sembrava proprio una specie di centro commerciale o roba del genere, ma era strano che ci volesse un biglietto per entrarvi.
L’indomani, la data riportata sul biglietto, decidemmo di recarci lì. Quando entrai in quell’edificio dalla forma non ancora accertata mi ritrovai improvvisamente sul set di un film, pareva proprio che al piano terra stessero girando un film o forse un semplice spot pubblicitario, data la sfarzosità delle pubblicità odierne non era da escludere, intorno al set c’erano delle strisce di plastica che invitavano tutti coloro che entravano a non scavalcare, subito dopo c’erano il cameraman e il regista, seduto sulla classica sedia e con il classico megafono che ogni tanto gridava – STOOOOP -. Diedi un occhiata in giro e mi accorsi che di lì a poco c’erano due rampe di scale, conducevano una al piano superiore e l’altra molto probabilmente al seminterrato, quest’ultima ahimé, non era accessibile al pubblico. Decisi quindi di fermarmi a dare un’occhiata al film che stavano girando; non avevo capito bene la trama ma sembrava più o meno un film che parlava di aeroplani, top-gun, marines e roba del genere. Circa 5 minuti dopo il regista pone fine al film dicendo – bene, oggi abbiamo fatto proprio un ottimo lavoro questo film sarà un vero successo! – dopodichè si accinse a controllare che la telecamera avesse ripreso tutto e a quel punto – cosa?? La telecamera era spenta?!? – il cameraman, che se ne sarebbe dovuto occupare indietreggiò come per far capire che la colpa non fosse la sua e il regista a quel punto lo riprese gridandogli – ma ti rendi conto? Abbiamo perso una notte intera a girare questo film e non abbiamo ripreso niente! – sembrava molto, molto arrabbiato, era una scena molto divertente ma quel regista mi fece un po’ pena – non siamo qui a fare teatro! – aggiunse – che figura ci faccio ora con il produttore? – aggiunse ancora sbattendo il megafono in faccia al cameraman e intanto gli attori ignari di tutto si stavano dirigendo negli spogliatoi. A quel punto, visto che lì non c’era più niente da vedere decisi di salire al piano superiore. In questo posto, che si rivelò essere un lungo corridoio, c’erano appesi ad una parete rosso inglese dei quadri d’epoca raffiguranti tutti dei profili umani, nessun quadro aveva la targhetta, quindi non potevo sapere a chi appartenessero, inoltre in quel posto non c’era anima viva, ergo non potevo chiederlo a nessuno. Giunto alla fine del corridoio, entrai finalmente in una porta ad apertura automatica, come quelle che si trovano nei supermercati e signori e signore, oltre quella porta c’era proprio un supermercato a tutti gli effetti, anche se la mercanzia venduta era un po’ insolita, la maggior parte degli scaffali era piena di caramelle a menta verdi, il resto era quella che si trovava in un normale supermercato, che fosse una forma per pubblicizzare quelle caramelle? All’improvviso uno dello staff del supermercato mi diede un biglietto, lo lessi:
“cerca le caramelle blu
per salire al piano
superiore”
caramelle blu? – dissi, - e come faccio? Non è mica facile! – aggiunsi come se fossi già al corrente della difficoltà della cosa, ma il tizio del biglietto era già sparito. A quel punto pensai – impossibile che bisogni cercare le caramelle blu per salire al piano superiore, deve essere sicuramente uno scherzo – quindi mi inoltrai tra gli scaffali del supermercato e mi diressi alle casse, solo allora mi accorsi che davvero non potevo passare a meno che non comprassi qualcosa. Beh, molto strano come posto, non potevo procedere a meno che non comprassi qualcosa al supermercato… è vero, potevo tornare indietro ma ero curioso di vedere cosa ci fosse più su, quindi andai a cercare queste famigerate caramelle blu, non sono sicuro del fatto che avrei potuto passare anche con un qualsiasi altro tipo di merci, così iniziai a frugare tra gli scaffali. Fazzoletti, pasta, salumi, il banco del pesce, il reparto vestiti, la macelleria, il tutto ovviamente ornato da scaffali e/o cestini pieni di sacchetti di caramelle a menta verde, ma di caramelle blu neanche l’ombra. Stavo uscendo dal reparto dei detersivi quando incontrai un ragazzo più o meno della mia età, aveva i capelli rossi e indossava un cappellino giallo con una scritta blu, sembrava stesse cercando qualcosa anche lui, così mi disse: - ciao, mi chiamo Komatsu, mi aiuteresti a cercare il reparto formaggi? – a quel punto pensai a cosa gli servisse ma non ebbi la curiosità di chiederglielo, così dimenticandomi per un attimo del sacchetto di caramelle blu risposi – certo, tanto non ho niente da fare adesso – così iniziammo a correre fra gli scaffali e entrammo in una porta dal colore giallo, al di là c’era un corridoio con delle porte dello stesso colore della prima e con un’insegna ciascuna, dicevano “Chimica”, “Erbe mediche”, “Giardinaggio”, “Drogheria” e altre che ora non ricordo, mentre correvamo attraverso quel corridoio lui disse: - Ecco, deve essere da questa parte, ne sono sicuro! – gli risposi solo dopo aver corso per qualche altro metro, dicendo: - hai ragione, eccolo! Là c’è scritto proprio “formaggi” -. – Vieni, entra con me – disse Komatsu. Non varcammo neanche la soglia che si girò e sorridendo mi consegnò un pacchetto di caramelle blu – tieni, ecco, grazie per avermi aiutato – disse, e io risposi – prego… è proprio quello che mi serviva! -.
Non avevo idea di cosa dovesse fare Komatsu in quel reparto e non feci caso al contenuto di quella stanza, in realtà il tempo di guardare cosa ci fosse lì dentro ce l’avevo ma ero impegnato a leggere l’etichetta di quella strana confezione di caramelle, non ebbi neanche finito che mi disse: - bene, io ho finito, proseguendo all’interno di questa stanza dovremmo arrivare al piano superiore, ti va di fare la strada insieme? – perché no? Era una buona idea, magari in due ci si diverte di più, così lo assecondai e ci dirigemmo verso le scale.
Lassù in cima, non potete neanche immaginare cosa trovai, un nuovo supermercato? Domandereste voi, beh, proprio no, era un enorme rampa di scale stracolma di gente – piuttosto affollato qui – dissi io, e Komatsu mi rispose – direi di sì – e poi aggiunse – comunque c’è una cosa importante che devo fare là in cima, raggiungimi dopo – non feci neanche in tempo a dire – aspetta, vengo con te! – che corse via diretto alla sua meta. Mi guardai intorno, c’era una strana atmosfera di “grigio” e di “acciaio”, infatti tutto era costruito di quel materiale in quella stanza enorme, le rampe, le scale mobili, le mura, tutto di acciaio grigio scuro, l’unica cosa che non era di quel colore erano i vetri che formavano le ringhiere delle scale mobili e dei vari terrazzi che separavano una rampa dall’altra. Perfino le statue situate all’inizio di ogni scala mobile erano di acciaio, anche se a prima vista sembravano di pietra; le statue raffiguravano delle creature mitologiche, probabilmente uccelli dato che avevano il becco, le ali non erano spiegate quindi da quelle non si poteva capire cosa fossero e le zampe erano fuse con il piedistallo che le sorreggeva. Decisi di salire e andare a vedere cosa stava combinando Komatsu, non avrebbe mai potuto fare tutta questa strada con tutta questa gente che ostacolava il passaggio, tuttavia, diversamente da ciò che pensavo era già in cima alle scale, si trovava sull’ultimo terrazzo, accanto ad una di quelle statue che mi aspettava. Arrivati lassù mi disse – ehi, hai provato quella scala mobile lì? – e la indicò – se tieni una mano sulla ringhiera destra mentre sali ti fa il solletico – aggiunse sghignazzando. – Non ci ho fatto caso – risposi – su prova! Che ti costa! – replicò. – Tu non vieni? – dissi – se ti piace così tanto non ti dispiacerà di certo fare un altro giro – aggiunsi. – Io devo scoprire il mistero di questa statua, non noti niente di strano? – disse intento ad osservare la statua del “piccione”. Mentre osservava la statua con un’aria un po’ dubbiosa mi accorsi che si era girato il cappellino al contrario, adesso la visiera era dietro e non avanti, dopo questo monologo nella mia testa mi interruppe dicendo – non hai notato gli occhi? Ci sono delle pietre preziose conficcate qui dentro che ogni tanto iniziano a brillare -. A quel punto lo guardai con un’aria un po’ persa, tanto persa quanto sgomentata e risposi – e cosa ci farebbero lì dentro? Per quanto ne so anche le altre statue hanno gli occhi – e lui mi interruppe – ma quelli delle altre statue non brillano! – disse alzando il tono di voce. Così lo lasciai “indagare” sulla sua statua e mi diressi verso le scalinate di cui mi ha parlato prima. Da giù si distinguevano particolarmente tre voci, chissà perché sembravano più chiare dalle altre, erano tuttavia tre voci di tre ragazzi che non conoscevo. I tre salivano le scale, il ragazzo era avanti e le due ragazze lo seguivano, quella a destra era bionda, carnagione chiara, l’altra invece era castana con una carnagione leggermente più scura. Quando le nostre strade si incrociarono i tre stavano ancora parlando tra di loro, il ragazzo sembrava che non mi avesse visto, le altre due invece sembravano fissarmi, ma non dissero parola che fosse rivolta a me, quando li superai e li ebbi di spalle il ragazzo si girò rivolgendosi alle due e disse – io devo confessarti una cosa, vedi, non te l’ho mai detto prima ma io… - non so perché ma decisi di restare a guardare, ad ogni modo non riuscivo a capire quale delle due fosse la destinataria di quella frase, dal momento che non sembrava fissarne una in particolare, poi continuò - … io mi sono innamorato di te! – WOW una dichiarazione in piena regola! Peccato che le due, non reagirono in altro modo alla “dichiarazione” se non ridendo e dicendogli – smettila idiota, sii serio! -. A quel punto pensai che il ragazzo stesse cercando di mettersi con una delle due, una qualsiasi, ovvero a quella che avrebbe reagito per prima alla sua “dichiarazione”, peccato per lui che le due avevano già capito tutto. Così dopo aver ripercorso metà della stanza, tornai indietro alla statua dove avevo lasciato Komatsu per dirgli che in quella scala mobile non c’era alcun “solletico”, ma Komatsu non era lì. Per qualche strano motivo non ero affatto sorpreso di questo, e così, decisi di procedere e di varcare la prossima soglia. Sorpresa! Mi ritrovai in un altro supermercato! Qualcosa però mi diceva che qui non c’erano le casse, non sapevo neanche come avevo fatto a capirlo, ma di sicuro si pagava tutto al piano di sotto, dove dovevo cercare le caramelle blu. Dopo averlo ripescato dalla tasca, diedi un ultimo sguardo al sacchetto soddisfatto e mi incamminai verso uno scaffale… ricolmo di confezioni di caramelle blu… e non era l’unico! Tutti gli scaffali traboccavano di sacchetti di caramelle blu! Alcuni arrivavano addirittura fino al soffitto, e quel piano era molto alto. Lì vicino c’era un altro impiegato del supermercato, se così vogliamo chiamare quel posto, questo però aveva una strana divisa arancione ed era pelato, dietro la divisa c’era la scritta “staff”. Mi avvicinò e mi diede un altro foglietto, qui c’era scritto:
i ragazzi del reparto
delle #a####ne vogliono
vederti.
Cosa doveva significare quel biglietto? – Che significa tutto questo? E cosa è quella parola che non si capisce? – domandai al pelato, lui mi rispose balbettando – d-devono d-d-d-dirti qualcosa, a-affrettati – ne sapevo meno di prima, ma sapevo anche che dovevo trovare quei ragazzi, così iniziai ad esplorare quel piano facendomi strada tra gli scaffali. – a-a-aspetta – mi fermò il tizio di prima – d-devi t-t-trovare le caramelle v-verdi – lo guardai come se volessi dirgli – ehi! Mi stai prendendo in giro? – sapevo benissimo che quelle caramelle si trovavano al piano di sotto, ma sapevo benissimo che non potevo raggiungerlo più adesso, quindi, adesso che mi servono le caramelle verdi, intorno ci sono solo quelle blu, e come se non bastasse ho in tasca l’ennesimo sacchetto di caramelle blu, che non mi serve a niente! Mentre andavo per la mia strada il tizio si allontanò con una scopa sulla spalla, trasportando un secchio d’acqua e canticchiando qualcosa di incomprensibile, probabilmente era anche l’addetto alle pulizie di quel reparto. Alla fine di quel piano c’era un’altra porta gialla, come quella che stava al piano dove avevo incontrato Komatsu, già, che fine aveva fatto adesso? Decisi di entrare e sulla porte c’erano le stesse insegne di quelle dell’altro piano, ovviamente però, con scritte diverse. Non feci in tempo a leggerne una che una voce mi chiese – sai dov’è il reparto “Erboristeria”? – era la ragazza castana che avevo visto insieme ai due di prima, in un primo momento ero tentato di risponderle – vuoi una caramella blu? – però poi le dissi – no, se vuoi però possiamo cercarlo insieme, tanto non ho nulla da fare…- dissi dimenticandomi ancora una volta della mia “commissione”. Così ci facemmo strada in quel corridoio con le porte gialle e le insegne che stavolta dicevano “Birreria”, “Ostetrica”, “Riabilitazione”, “Fisioterapia”, ma che ci facevano in un supermercato gli ultimi tre?!?, l’ultima porta in fondo diceva “PARAFARMACIA” la ragazza a quel punto disse – oh, che peccato, non c’è … - non sapendo cosa fare la invitai ad entrare, ero sicuro che nessuna delle insegne lì attorno dicesse “Erboristeria”. Lei mi guardò e mi disse – forse è dall’altra parte del supermercato – e così ci tornammo, ma niente. La invitai a tornare dove c’era la porta che diceva “parafarmacia” tanto valeva la pena provare, a quel punto, mentre eravamo tra gli scaffali con le caramelle blu, mi disse chiamandomi per nome – grazie dell’aiuto che mi stai dando, peccato che non ci sia il reparto che cerco però… - a quel punto risposi – non è che il reparto ha un nome simile ma hai letto o capito male ciò che dovevi cercare? – lei fece di no con la testa e continuò a camminare; mi chiedo però come facesse a sapere il mio nome, io non glielo avevo detto. Tornati alla “parafarmacia” entrammo, dentro c’era un signore grasso seduto ad una scrivania, sembrava un ufficio, non aveva niente a che fare con una parafarmacia, dalla finestra si intravedeva una scuola, infatti una delle finestre era aperta e si potevano notare dei ragazzi seduti ai banchi, intenti ad ascoltare, se così si può dire, la lezione.
Il signore invitò la ragazza a sedersi, e come se io non esistessi più, la ragazza si dimenticò di me e si sedette sulla sedia di pelle sulla sinistra senza aprire bocca. I due sembravano parlare di qualcosa, ma non riuscivo esattamente a capire cosa. Ad un tratto arrivò dalla finestra un pezzo di cartone, probabilmente arrivava dalla “scuola” lì accanto, e dopo avermi sfiorato la guancia, andò a finire nel portacaramelle sulla scrivania del signore grasso, erano delle caramelle blu naturalmente. Il signore a quel punto mi notò e mi invitò, con un velo di arroganza, a togliere quel pezzo di cartone da lì dentro, così lo presi e lo misi in tasca. I due continuavano a parlare, era chiaro che non avevo più nulla da fare lì, così decisi di congedarmi e dissi – arrivederci signor… - mentre lo dicevo cercavo una targhetta, un biglietto da visita, un qualcosa sulla scrivania di quel grassone che mi facesse capire quale fosse il suo nome, ma non lo trovavo, così non riuscii a terminare la frase e la troncai – arrivederci – dissi. Lui non mi rispose. Dopo misi una mano sulla spalla della ragazza per salutarla – ci si vede – le dissi, ma neanche lei mi prestò attenzione, sembrava come pietrificata.
Decisi così di uscire e di tornare a quello che stavo facendo, uscito dalla porta gialla mi ritrovai per l’ennesima volta nel supermercato che vendeva solo caramelle blu e mi ricordai del pezzo di cartone, lo tirai fuori dalla tasca e lessi ciò che vi era scritto:
il suo nome è
Monica Hudson
242, Convent street
WW54 Duskfield
E così avevo scoperto il nome della ragazza, e non solo, a quanto pare avevo scoperto anche il suo indirizzo! A quel punto pensai – beh, visto che non mi ha più salutato potrei scriverle qualche volta -. Detto questo continuai a camminare e vidi di nuovo il tizio pelato con la divisa arancione che lavava il pavimento; a quel punto il mio stomaco cominciava a brontolare, avevo fame, dovevo mettere assolutamente qualcosa sotto i denti! Ma lì c’erano solo caramelle blu e non avevo altro! Camminai ancora cercando un altro reparto, e per mia sorpresa riuscii a trovarlo, gli scaffali qui traboccavano di patatine, non c’era una vasta scelta e non erano neanche il massimo per sfamarsi… ma non c’era altro, scelsi quindi una scatola di Cipster e decisi che l’avrei mangiata. In quel reparto c’erano anche delle altre persone, dei ragazzi che avevano un’età compresa fra i 12 e i 18 anni, forse erano quelli che dovevo cercare, ma certo! I ragazzi del reparto “patatine”! come ho fatto a non pensarci prima? Dopo aver scrutato quelle persone, aprii la scatola rossa di Cipster per mangiarla, l’avrei pagata dopo tanto, avevo fame! Dopo averla aperta scoprii con stupore che nella scatola ce n’erano pochissime! Ero stato imbrogliato! - Uffa… queste non mi saziano mica – pensai, poi mi venne in mente il tizio pelato e decisi di fargli notare il vizio della scatola. Il tizio mi fece notare che la scatola era aperta sotto, e le patatine erano uscite da lì, così disse – P-Parlerò con il direttore! Non ti preoc-c-cupare! – feci in tempo a prenderne una manciata che se ne andò infuriato come una bestia, come se fosse successo chissà cosa. Beh, Almeno avevo “una manciata di patatine gratis” bella soddisfazione… andai a mangiarle nel reparto patatine, in cerca di una scatola e stavolta “intera”, quando un uomo con un cappello nero con una piuma bianca dal quale fuoriuscivano i suoi capelli lunghi e un mantello nero saltò giù da uno scaffale e puntando una pistola contro me e i ragazzi lì presenti disse – siete finiti adesso, arrendetevi signori – io lo guardai sgomentato quando uno dei ragazzi estrasse una pistola più piccola di quella che aveva lui e gliela puntò coraggiosamente in faccia. – Cosa credi di fare con quel giocattolino – gli disse. – Attento a quello che fai – gli rispose il ragazzo. – Sono qui per farvi chiudere la bocca una volta per sempre – disse l’uomo con il mantello, e io non capivo cosa stesse succedendo.
A quel punto iniziarono tutti a discorrere e successe di nuovo, successe che non riuscivo a capire le loro parole, finché all’improvviso uno dei ragazzi mi disse – la sorpresa! Prendi la sorpresa! – misi così istintivamente la mano dentro una scatola di patatine e ne tirai fuori una pistola come quella che aveva il ragazzetto, piccola, nera, con il manico rosso; istintivamente la presi e la puntai contro il tizio con il mantello, il quale spostando la mira della sua arma contro di me mi disse con un sorrisetto sulle labbra – cosa credi di fare, giovanotto? – a quel punto, un fragore tremendo invase tutto il locale, e subito dopo un rumore di vetri che si infrangevano contro il pavimento; all’improvviso centinaia, anzi migliaia di ometti verdi con il cappuccio rosso e con la barba entravano dalle finestre rotte, sembrava un invasione. Da lontano qualcuno gridò – gli irlandesi ci stanno attaccando, alle armi! – irlandesi? Pensai, cosa ci fanno qui? E cosa vogliono? E soprattutto, perché somigliano tanto ai nanetti della pubblicità dei loacker? Senza ottenere alcuna risposta dalla finestra vicino a noi entrò un uomo vestito di nero, impugnò una rivoltella e la puntò addosso all’uomo con il mantello, di lì a poco sarebbe iniziato un combattimento all’ultimo sangue tra i due, al ritmo della marcia degli irlandesi che continuavano a penetrare a bizzeffe nel supermercato. Sembravano combattere ad armi pari e parevano essere abili combattenti e non so perché ma pensavo di dover fare qualcosa per aiutare il tizio con il mantello, non ero sicuro di quello che facevo ma sentivo che l’uomo vestito completamente di nero era ancora più pericoloso. Come volevasi dimostrare un colpo della sua rivoltella disarmò l’uomo con il mantello facendolo restare a mani nude; capii che dovevo intervenire e per istinto decisi di sparare un colpo vicino all’uomo con il mantello, davanti ai suoi occhi, sentivo che dovevo farlo, senza sapere inoltre il motivo. Intanto che prendevo la mira l’uomo vestito di nero indossava una bandana, nera anche quella e il mio colpo partì, riuscii fortunatamente a non uccidere nessuno, tuttavia sfiorai i capelli dell’uomo con il mantello. Subito dopo un fragore tremendo fece inclinare l’edificio e la voce dell’uomo che avevo quasi ucciso – abbandonare la nave! – disse queste parole. – Nave? Quale nave? – dissi ad alta voce ed i ragazzi del reparto delle patatine mi accompagnarono fuori, facendomi uscire dalla finestra e andare al piano superiore usando una corda. Ci trovammo sul ponte di quella nave, ecco svelato il mistero dell’edificio, era un’enorme nave… e a quanto pare la forma che aveva non era per bellezza, ci trovavamo davvero in mezzo all’oceano!
Davanti a noi c’erano altre tre navi di dimensioni diverse, la più piccola era una fregata, quella media una bombardiera e quella più grande una corazzata, senza accorgermene descrissi le navi ad alta voce, e uno dei ragazzi la cui voce mi sembrava familiare disse – è la corazzata imperiale – mentre un altro di loro aggiunse – a bordo c’è la regina di Inghilterra, se vogliamo andarcene dobbiamo salire assolutamente su quella nave! – a quel punto intervenne un’altra ragazza dicendo – per salirci sopra dobbiamo conquistarla, non è facile –. Solo allora mi ricordai di lei, era quella che stava salendo le scale insieme a Monica e … e al ragazzo di prima! Quello che ci aveva appena fatto notare che la corazzata appartenesse all’impero. Quest’ultimo disse – prima che questa bagnarola affondi, saltiamo sulla fregata, al mio 3 – 1 … 2 …. 2 e mezzo e 3!
Sulla fregata non sembrava esserci nessuno, adesso il problema era prendere possesso delle altre due navi, la bombardiera era una nave molto pericolosa, c’erano ufficiali in ogni cabina ed era impossibile trovare un nascondiglio lì sopra, fui fortunato, ad aprire le cabine una per una e a non farmi vedere da nessun ufficiale! O almeno era quello che disse la bionda “navigatrice”. Le porte delle cabine di quella bombardiera erano molto strane, non avevano la maniglia ed erano molto doppie, si aprivano dal centro come uno scrigno del tesoro, il tutto sembrava molto piratesco. Quando arrivammo tutti alla cabina principale, quella dove c’era il capitano, facemmo in modo di prendere il comando, non so come ci riuscimmo con tutti quegli ufficiali a bordo, ma ci riuscimmo. Adesso, noi: i ragazzi “delle patatine” (tra i quali anche io) avevamo preso il comando della “bombardiera imperiale”, in pratica eravamo a un passo dal conquistare anche la corazzata, ma non tutto è sempre come sembra, infatti si rivelò più difficile del previsto.
Mentre la nostra navigatrice e il resto della ciurma era sulla fregata, io e quel ragazzo di prima avevamo il compito di timonare la bombardiera in modo da prendere possesso della corazzata: una passeggiata…
Non sapevo perché stavamo facendo tutto questo e non sapevo neanche perché dovevamo prendere possesso della nave della regina di Inghilterra, tuttavia lo dovevamo fare: dovevamo tornare assolutamente a casa, o almeno era quello che volevo io.
Di sicuro noi potevamo contare sulle potenti palle di cannone delle quali disponevamo, d’altro canto la nostra era una potente nave da guerra, purtroppo però commettemmo l’errore di essere troppo avventati e così, le nostre munizioni non scalfirono minimamente la corazzata imperiale, sembrava fatta di acciaio, anzi, di una lega molto molto più potente, nessuna, nessunissima cannonata riuscì a scalfirla, neanche un graffio, fortunatamente riuscimmo ad allontanarci da questa prima che gli ammiragli riuscissero a piombare sulla nostra nave, ma non potevamo dire la stessa cosa delle loro cannonate, adesso non ci rimaneva altro che scappare, eravamo in mare aperto e le vie di fuga dovevano essere tante.
Diversamente dalle nostre previsioni, la corazzata, sebbene molto più pesante della nostra nave riusciva a seguirci – mirate alle vele! – gridò il mio compagno di vascello, e subito la bombardiera colpì le bianche e vellutate vele della regale imbarcazione, in modo da distruggerle. Quelle almeno non erano fatte di acciaio. Tuttavia, questo non bastò a fermare la nave e continuava a seguirci come un’ombra, nonostante fosse priva di vele; che fosse dotata di motore? Beh, era probabile, ad ogni modo ci ritrovammo all’improvviso a dover entrare nell’estuario di un fiume, e sembrava proprio che fossimo finiti nel bel mezzo di una corrente.
Non bastò a fermare la bombardiera, ma l’altra nave era sempre dietro di noi, come attaccata da una potente colla; da lì iniziò una violenta corsa lungo questo fiume, il quale iniziava a presentare numerose curve. – Com’è possibile che continui a seguirci senza le vele? – dissi io – ci sta raggiungendo! – aggiunsi poi dopo essermi voltato a guardare. – E che ne so! – disse l’altro ragazzo – perché non provi a chiederlo alla navigatrice? – dopo aver fatto quella domanda mi diede un cellulare dal quale era già partita una chiamata. – Pronto? – disse una voce femminile dall’altra parte – ehi! Ci spieghi come mai quella nave ci sta alle costole? È priva di vele! Come fa ad essere più veloce?!? – a queste mie parole, lei rispose – È normale, quella nave ha una forma più aerodinamica, perciò è più veloce! -. – Come facciamo a seminarla? E per giunta lungo il corso di un fiume? Le cannonate non servono a niente! –
- Beh, un modo ci sarebbe, non dovrebbe essere troppo difficile –
- E qual è? –
- Ci sono alberi da quelle parti? –
- Alberi? Qui c’è una foresta! Altro che alberi! –
- Benissimo, ascolta bene allora… -
La navigatrice mi spiegò tutto nei dettagli, quello che dovevamo fare era cercare di bloccarle il passaggio abbattendo qualche albero e facendolo cadere nel fiume, dopodichè, arrivati alla fine di questo saremmo potuti scendere e andare ognuno per la sua strada.
Grazie alla nostra bombardiera nuova di zecca non ci fu difficile abbattere un paio di alberelli e farli cadere nel fiume, alla fine andò tutto secondo i piani, è vero, qualche alberò si spezzò e fu trascinato dalla corrente verso di noi provocando seri danni allo scafo, tuttavia la maggior parte restò ancorata al suolo, in modo da bloccare la nave nemica. Alla fine, quando le nostre strade si divisero, ci sembrava quasi uno spreco lasciare lì quella nave magnifica, ma ormai… lo scafo era quel che era.
view post Posted: 1/5/2008, 13:52 Lupa in arrivo - Presentazioni
welcome XD (alla faccia del ritardo)
view post Posted: 23/3/2008, 21:41 SAVING A MANGA - Sondaggi a gogo!
ehm ehm per prima cosa faccio corna XD [scaramantico]
XD e visto che non ho mezzo manga... prendo il DS con pokémon diamante XD
view post Posted: 23/3/2008, 16:56 La squadra del Napoli la odiate o stimate ? - Sondaggi a gogo!
la stimo XD soprattuto perchè ha battuto l'inter XD e sono di napoli poi XD
view post Posted: 23/3/2008, 16:51 Da dove venite??? - Sondaggi a gogo!
CITAZIONE
Vengo dal villaggio della foglia

SPOILER (click to view)
campania XD
39 replies since 12/5/2007